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Visita guidata alla Fabbrica Romanengo- mercoledi' 27 febbraio 2013 Appuntamento vicino alla Stazone Brignole, da li' siamo partiti( una ventina di persone) per la visita programmata da tempo alla piu' antica Fabbrica di cioccolato e confetteria di Genova .
Ci accoglie la Signor Antonella, capo area qualita' , che ci fa conoscere le origini di questa prestigiosa relta'.
Cosi' ci racconta la storia:
"La ditta Pietro Romanengo fu Stefano nasce a Genova nella seconda metà del ’700 per opera di Antonio Maria Romanengo che aprì in via della Maddalena un negozio di droghe e generi coloniali.
Ebbe due figli, Stefano e Francesco. Stefano, il capostipite, con una patente di confettiere rilasciata dall’Università di Genova, aprì il negozio di via Soziglia, ancora oggi sede della ditta;
Il figlio di Stefano, Pietro, che iscrisse la ditta alla Camera di Commercio e Arti come “Pietro Romanengo fu Stefano” per ricordare il nome del padre nella propria insegna, creò poi il marchio della colomba con il ramoscello di ulivo (simbolo della pace dopo le guerre napoleoniche) e introdusse per l’incarto dei propri prodotti l’uso della carta blu con cui si rifasciavano allora i coni di zucchero.
Stefano prima, e poi Pietro, continuando anche a commerciare zucchero e coloniali che importavano attraverso il porto, impostarono la propria attività sul modello dell’antica figura professionale del “confiseur-chocolatier”.
Il confettiere, divenuto poi anche cioccolatiere, fabbricava allora i prodotti di zucchero, le marmellate, la frutta candita, gli sciroppi e i liquori. Questi prodotti di confetteria di derivazione orientale, che le Crociate introdussero in Europa, e nella cui preparazione Genova medioevale e rinascimentale già eccelleva, raggiunsero nel ’700, grazie ai francesi, una raffinatezza fino ad allora sconosciuta.
Fu così che Stefano si ispirò a Parigi nella costruzione del negozio di via Soziglia, ricco di marmi e legni pregiati, e nella scelta della gamma di prodotti che fabbricava in una casa di Campetto attrezzata con le prime macchine industriali (francesi) dell’epoca.
Pietro seguì l’impostazione del padre e ne sviluppò le intuizioni portando la ditta a occupare un posto di rilievo nella produzione dolciaria genovese. Scrive un autore che “pur restando saldamente ancorata alla tradizione genovese dei canditi e dei confetti la produzione Romanengo si differenziava per la qualità da quella degli altri confettieri, nonché per la capacità di ispirarsi direttamente, eguagliandone i risultati, alle novità francesi”.
Il nome della ditta divenne noto non solo a Genova e cominciarono le forniture a personaggi eminenti come la duchessa di Parma, la duchessa Galliera, Giuseppe Verdi, le cui lettere sui canditi di Romanengo sono conservate nel museo del teatro della Scala di Milano, e anche il principe Umberto, in occasione delle sue nozze con Margherita di Savoia nel 1868. Nell’archivio storico del comune di Genova ne è conservata l’ordinazione: “Frutti canditi, demisucres, bomboni eleganti e piccole bomboniere in metallo dorato con pastiglie”.
Anche i “rivali” savonesi, in occasione della visita di Vittorio Emanuele II a Savona nel 1857 discussero in consiglio comunale quali dolci offrire al re e decisero di inviare un telegramma a un negoziante di Genova affinché inviasse per l’indomani “a mezzo diligenza una scatola degli squisiti demizuccheri assortiti della pregiata ditta Pietro Romanengo fu Stefano del valore di almeno dieci lire”.
Questa era la ditta che Stefano e Pietro avevano saputo costruire nell’800.
L’impostazione della ditta come la vollero Stefano e Pietro fu confermata dal figlio di Pietro, Stefano, da suo figlio Pietro, dai cugini Giuseppe e Antonio, che continuarono negli anni seguenti la produzione di canditi, confetteria e cioccolato con la stessa dedizione e seguendo le ricette lasciate dai fondatori.
Non vi fu mai la tentazione di una svolta industriale e quindi la ditta è arrivata ad oggi in una dimensione simile a quella che aveva a fine ’800: una dimensione artigianale volta a esaltare e conservare la qualità e la tradizione dell’alta confetteria genovese e internazionale insieme.
La ditta è attualmente in viale Mojon e nei negozi di via Soziglia e di via Roma.
Opera in Italia con una rete di agenti che servono i negozi specializzati. È conosciuta in tutto il mondo dagli amanti delle cose buone. "
Dopo questa introduzione storica, la gentilissima Signora Antonella ci conduce nel laboratorio dove in questo periodo pre- pasquale si preparano le uova di pasqua, fatte veramente con lo stesso procedimento antico, assemblate e confezionate rigorosamente a mano.
Successivamente passiamo alla produzione dei canditi di frutta, scorzette di arancia, frutta intera di ogni genere e in particolare i tipici "marron glacé"conosciuti in tutta Italia e all'estero; ma tipiche le violette candite, carissime per la notevole particolarita'.
Passiamo poi al secondo piano dove un addetto alla produzione della confetteria ci spiega nei minimi particolari il modo di confettare qualunque anima dalle mandorle ad altri tipi di frutta secca.
La stessa Signora Antonella ci mostra poi come vengono fatte le famose gocce di rosolio conosciute dovunque , quasi simbolo della produzione Romanengo.
Infine la pasta di mandorle lavorata in colori diversi, tutti naturali, per la produzione di pasticcini e di alcuni tipi di " quaresimali", i dolci che, soli, venivano un tempo consentiti durante la Quaresima.
Ci avviamo verso la fine della visita all'ultimo piano dello stabile per il reparto confezionamento come gia' detto fatto solo a mano con la massima cura dei particolari da parte degli addetti.
Qualcuno di noi si attarda ad acquistare uova e barrette di cioccolato finissimo, a ricordo della bella visita.
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