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visita guidata nel Centro storico- mercoledi' 29 febbraio- h. 15,30 Mercoledi’ 29 febbraio , giorno speciale di un anno bisestile, un pomeriggio grigio di fine inverno,rischiarato da un bellissimo giro cultural-gastronomico con i Soci dell’Associazione “Golfo Paradiso”.
Eh si’ perche’ abbiamo usufruito del Pocket Plan n. 5 : botteghe storiche e antichi mestieri per un assaggio del nostro bellissimo Centro storico di Genova, grazie all’idea dell’Architetto Laura Grillo studiata e realizzata insieme all’Architetto Maria Cristina Turco e ai collaboratori Luca Salaris e Francesca Pionetti, estrosi progettisti di uno studio “giovane” di Via S. Lorenzo 21.
I Pocket Plan sono infatti delle mappe tascabili e mini guide per accompagnare i visitatori in percorsi tematici nel Centro storico di Genova.Nel nostro caso siamo andati alla ricerca di alcune antiche botteghe, tutte datate fra fine settecento e meta’ ottocento, dove il tempo sembra essersi fermato nelle preziose scaffalature, negli stucchi dei soffitti, nelle vetrine scintillanti di antichi cristalli.
Il giro inizia da P.za Corvetto( avendo noi prima ammirato una stupenda collezione di porcellane antiche cinesi e giapponesi al Museo D. Chiossone), scendendo per Salita S. Caterina imbocchiamo la Via Luccoli palpitante di vita, profumi speziati, colori vivaci delle vetrine.
Arriviamo alla prima tappa: l’Antica Erboristeria S. Giorgio .
La famiglia Fassio ( primi proprietari), erboristi, i cui attestati sono in bella vista sulla parete antistante alla porta , avevano aperto l’attivita’ nella seconda meta’ dell’ottocento, mantenendola per moltissimi anni . All’incirca verso la meta’ del novecento viene ceduta agli attuali proprietari che hanno mantenuto gli arredi interni, con una parete intera attrezzata con cassettini di legno contenenti le erbe gia’ preparate secondo antiche ricette per tisane salutari atte a soddisfare qualunque esigenza della clientela.
Ci accolgono con un certo riserbo, siamo tanti e invadiamo un po’ il negozio, ci sono clienti che vogliono essere serviti e subito, ma finalmente la titolare trova qualche minuto da dedicarci e viene prontamente subissata da domande sulla storia, sulle ricette ( segretissime!) finche’ quasi tutti compriamo, con buona soddisfazione della stessa proprietaria.
Usciamo a gruppetti, perche’ qualcuno si attarda nell’erboristeria e proseguiamo per via Luccoli fino all’incrocio con Vico Casana : ecco l’Antica Tripperia La Casana.
Qui il proprietario Franco ci investe con il Suo entusiasmo che mette in questo antico mestiere e con la Sua squisita gentilezza.
Ci spiega che il negozio ha circa duecento anni e quasi tutto e’ rimasto cosi’ come allora( il bancone in un blocco unico di marmo di Carrara, veramente splendido), le pentolone in rame (una per la trippa bianca e una per quella rossa) e il “ ronfò” sono un po’ piu’ giovani( solo cento anni), il negozio ha uno stile spartano, asettico,con pareti a piastrelle bianche e pavimento scuro, tutto indica la perfetta pulizia! Ci dice come arriva la trippa, ancora sporca, da far spurgare per una notte intera e poi spazzolata a mano nel laboratorio sul retro del negozio, quindi bollita nei grandi pentoloni di rame e poi lasciata asciugare cosi’ al naturale senza bisogno di sbiancamenti nocivi alla salute, quali quelli fatti con acqua ossigenta a 180 vol. o con soda caustica ( le cui tracce sono veramente pericolose).
Un cibo sano, quindi, di una volta, cucinato in modo antico, con una ricetta che non ha segreti per noi giacche’ viene spiegata nei minimi dettagli dal bravissimo Franco.
E’ stata quindi una corsa ad accaparrarci, frammisti ai clienti “veri” ( molto comprensivi ) che attendono con pazienza che l’orda dei barbari visitatori (noi) intruppati compri “cento pelli, stomaci vari, tube di Falloppio, castagnetta, esofagi, etc etc..” crude, passate nella macchinetta che taglia a pezzetti e poi anche gia’ cotte e preparate con patate e fagiolane da Franco.
Dopo aver quasi svuotato il negozio, ringraziamo Franco e ci dirigiamo verso via D. Chiossone per svoltare poi in P.zzetta. S. Matteo e qui ci imbattiamo nell’Enoteca Migone, con l’attiguo Ristorante “ San Matteo”.
Intanto il colpo d’occhio sulla piazza che appare in tutta la sua splendida linearita’ con la Chiesa dedicata all’ex esattore delle tasse poi divenuto Santo e i quattro Palazzi dei Doria nei caratteristici prospetti a strisce chiare e scure tipici della seconda meta’ del ‘200.
L’Enoteca Migone occupa i locali di quella che nella prima meta’ dell’ottocento era “ l’Osteria delle prigioni” per il carcere sito nel soprastante Palazzo Ducale, trasformata poi nella bottiglieria” Grandi Magazzini di Vini Ivaldi” e infine negli anni ’20 divenuta “ Bottiglieria G. Migone” con annessa un’osteria fino alla seconda guerra mondiale.
Il titolare dell’attuale Enoteca, un signore dai capelli bianchi, ci accoglie con il tipico approccio genovese, prima un po’ diffidente poi pian piano sempre piu’ sciolto quando parla del suo passato di navigante e infine quale titolare della storica bottega che gestisce con le Sue figliole, decise a ripristinare l’antica osteria facendone un locale caratteristico, di raffinato buon gusto, riprendendo i piatti tipici di una volta, poveri allora e preziosi oggi ( trippa in umido, stoccafisso accomodato, il minestrone alla genovese etc..)
Barattiamo subito la nostra curiosita’ prenotando una cena per i Soci ad un prezzo scontatissimo, grazie alla bravura nella contrattazione della Presidente Adriana che in queste cose ci sa fare!
Fissiamo per il 30 maggio prossimo dopo un altro giro con un diverso Pocket Plan!
Usciti dall’Enoteca chiediamo indicazioni per Via Canneto il Lungo per raggiungere la bottega storica del barbiere ( di proprieta’ del FAI), la piccola Barberia allestita dal Padre Giacalone nel 1882.
Imboccata via Scurreria arriviamo in P.za San Lorenzo e ne approfittiamo per una rapida visita alla Farmacia del Duomo, piccolissima, tanto da dover entrare a piccoli gruppi, ma ne vale la pena perche’ all’interno ammiriamo antichi vasi di porcellana, lampadari scintillanti e scaffalature originali dell’ottocento.
Gentilissimi i proprietari ci accolgono dandoci informazioni sulla storia della Farmacia.
Siamo in grande ritardo e corriamo per arrivare in Via Canneto il lungo ma ahime’ il negozio del Barbiere e’ gia’ chiuso!
Restiamo con un palmo di naso e dispiaciuti ci incamminiamo a passo sostenuto verso Sottoripa fino a P.zza Banchi per proseguire verso via di Soziglia dove ci attende la “ Confetteria Romanengo Pietro fu Stefano”.
Anche questo negozio si presenta con due bellissime vetrine di cristallo piene di preziose confezioni e risaltano i motivi decorati della facciata con la soprastante insegna originale,ornata di un basso rilievo , con l’indicazione “ PIETRO ROMANENGO fu STEFANO”.
La Ditta Romanengo nasce a Genova nella seconda meta’ del ‘700 ad opera di Antonio Maria Romanengo.
Nasce come negozio di droghe e generi coloniali. Successivamente, grazie anche al commercio di zucchero, imposta la propria attivita’ come “ confiseur- chocolatier” iniziando la canditura della frutta che in questo modo poteva essere conservata piu’ a lungo ( veniva anche utilizzata durante i grandi viaggi per mare sulle navi mercantili che trafficavano in spezie e merci varie).
Le ricette sono soprattutto arabe e raggiungono nel ‘700 una raffinatezza, grazie ai francesi, fino ad allora sconosciuta.
Una grande prelibatezza, vanto di Romanengo, sono le violette candite , predilette dalle regine del tempo, ancora oggi preparate esattamente secondo l’antica ricetta , vendute a prezzi proibitivi!
Il negozio e’ ricco di marmi e legni pregiati,
Entrando sembra proprio di essere in un’altra epoca.
La Duchessa di Parma, la Duchessa di Galliera, la Regina Elena del Montenegro ( a cui si attribuisce una ricetta di torroncini al pistacchio da Lei richiesti e ancora oggi preparati) , Giuseppe Verdi, il Principe Umberto sono stati solo alcuni dei piu’ illustri clienti di questa pregiata Confetteria.
Mai ci fu la tentazione di dare una svolta industriale all’attivita’, la bottega produce ancora oggi con arte artigianale e l’alta qualita’ di sempre una confetteria genovese divenuta nota in tutto il mondo.
Con grande garbo la Signorina del banco ci offre in una ciotolina le preziose gocce di rosolio , una delicatezza per il palato , dicono adatta per un omaggio alle partorienti ( favorirebbe la montata lattea!) o per i battesimi dei bimbi.
Con tutto questo dolce in bocca salutiamo ringraziando e ormai di gran corsa, sono quasi le sette di sera, percorriamo la Via della Maddalena, meravigliosamente tipica, tutta una bottega, una accanto all’altra, straripanti di frutta, spezie, pesci ed ogni ben di Dio, anche un’enoteca di olii ( “ elioteca” )
che non riusciamo a visitare per la fretta e finalmente, dopo una bella salita, arriviamo al salotto buono di Genova: la Via Garibaldi ex Strada Nuova, la Via dei Palazzi dei Rolli.
In uno di questi splendidi palazzi, al n. 3 , nelle vecchie scuderie troviamo la Pasticceria- Confetteria “ Villa di Profumo”.
In sintonia di stile ed eleganza con la splendida cornice di Via Garibaldi nasce gia’ dal 1827 l’antica confetteria che la Famiglia Profumo si tramanda di generazione in generazione, mantenendo i segreti delle ricette antiche.
L’attivita’ nasce come “ Droghe e Coloniali” da parte di Domenico Villa e nel corso dei tempi si trasforma in pasticceria per la buona borghesia genovese del tempo.
Infatti fino al ‘900 la confetteria e biscotteria era prerogativa dei nobili, mentre le classi meno abbienti producevano in casa dolci poveri come il castagnaccio , il pandolce o il latte dolce…
Nel 1965 la Fam. Profumo rileva l’attivita’ e grazie all’esperienza decennale in Salita Fieschine confeziona cioccolato, zuccherini e fondant .
Nel 1990 subentrano gli attuali proprietari Marco e Maurizio figli di Mario Profumo, che apportano notevoli migliorie igieniche e strutturali.
Prodotti tipici della Pasticceria sono il tipico Pandolce e le olive di cioccolato, perfettamente identiche alla vista delle vere olive liguri.
Anche per la gelateria i Profumo mantegono la stessa alta qualita’ delle materie prime e l’accuratezza delle preparazioni.
Usciamo dal negozio con un gentile omaggio del proprietario che vuole darci un assaggio del tipico Pandolce e ci fa inoltre visitare il cortile interno del Palazzo da cui si vede l’ingresso delle ex- scuderie e delle carrozzerie, ora locali dell’attguo A- U caffe a cui siamo diretti per chiudere in bellezza con un aperitivo.
In una bellissima sala ci servono degli sfiziosi bocconcini caldi e freddi, di ottima qualita’in tema con l’ambiente raffinato.
Stanchissimi ma veramente felici, tutti i visitatori si avviano a tornare a casa , ormai in tarda serata, per le belle strade del nostro bellissimo Centro storico.
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